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Autoritratto con collana di spine

Autoritratto con collana e Thorn Hummingbird ( Autorretrato con collare de Espinas è un dipinto di 1940 pittrice messicana Frida Kahlo .

Kahlo dipinto l’autoritratto dopo il divorzio da Diego Rivera e la fine della sua relazione con il fotografo Nickolas Muray . Il dipinto raffigura Kahlo indossa un abito bianco con una scimmia sulla spalla destra e un gatto sulla sua sinistra, indossando una collana fatta di spine e un colibrì morto. Le spine scavano nella pelle di Kahlo, facendola sanguinare.

Il dipinto fa parte della Nickolas Muray Collection presso il Harry Ransom Center presso l’Università del Texas a Austin

Frida Kahlo

Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nasce il 6 luglio 1907 a Coyoacán (Messico) ed è la figlia di Wilhelm Kahlo, a cui è molto legata affettivamente, uomo semplice e simpatico, ebreo, amante della letteratura e della musica e pittore emigrato in Messico dall’Ungheria. Non è ricco e quindi esercita vari mestieri, tra cui il commesso in una libreria, con alterna fortuna, poi diventa un fotografo di talento e probabilmente ispira alla figlia Frida un certo modo di “inquadrare” l’immagine.

Una volta adulta, cambierà il nome originario Frieda – nome assai usuale in Germania che discende dalla parola “Fried” e che significa “pace” – in Frida per contestare la politica nazista della Germania.

Frida Kahlo è senza ombra di dubbio la pittrice messicana più famosa ed acclamata di tutti i tempi, diventata famosa anche per la sua vita tanto sfortunata quanto travagliata. Sostiene di essere nata nel 1910, “figlia” della rivoluzione messicana e del Messico moderno. La sua attività artistica troverà grande rivalutazione dopo la sua morte, in particolare in Europa con l’allestimento di numerose mostre.

Alla nascita Frida è affetta da spina bifida, che i genitori e le persone intorno a lei scambiano per poliomielite, essendone affetta anche la sorella minore; fin dall’adolescenza manifesta talento artistico ed uno spirito indipendente e passionale, riluttante verso ogni convenzione sociale. Da questo contesto nascerà il tema dell’autoritratto. Il primo che dipinge è per il suo amore adolescenziale, Alejandro. Nei suoi ritratti raffigura molto spesso gli aspetti drammatici della sua vita, il maggiore dei quali è il grave incidente di cui rimane vittima nel 1925 mentre viaggia su un autobus e a causa del quale riporta la frattura del bacino.

I postumi di quell’incidente (un palo le avrebbe perforato il bacino e a causa delle ferite sarebbe stata sottoposta nel corso degli anni a trentadue interventi chirurgici) condizioneranno la sua salute per tutta la vita, ma non la sua tensione morale. Frida si dedica con passione alla pittura e nonostante il dolore fisico e psichico dei postumi dell’incidente, continua ad essere la ragazza ribelle, anticonformista e vivacissima che era stata prima.

Dimessa dall’ospedale viene costretta a mesi di riposo nel suo letto di casa con il busto ingessato. Questa circostanza forzata la spinge a leggere tanti libri, molti dei quali sul movimento comunista, ed a dipingere.

Il suo primo soggetto è il suo piede che riesce ad intravedere tra le lenzuola. Per sostenere questa passione i genitori le regalano un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che possa vedersi, e dei colori; è qui che inizia la serie di autoritratti. Dopo che le viene rimosso il gesso, Frida Kahlo recupera la capacità di camminare, nonostante i forti dolori che sopporterà e che la accompagneranno per tutti gli anni a venire.

Porta i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore murale dell’epoca, per avere una sua critica. Rivera è un uomo alto, grasso, imponente, che va in giro con dei vecchi pantaloni, una camicia scialba, un vecchio cappello, ha un temperamento geniale, allegro, irruento, famoso per essere un grande conquistatore di donne bellissime e un comunista appassionato. Questi rimane colpito molto positivamente dallo stile moderno della giovane artista tanto che la avvicina alla sua ala e la introduce nella scena politica e culturale messicana.

Frida diventa un’attivista del partito comunista partecipando a molteplici manifestazioni e nel frattempo si innamora dell’uomo che diventa la sua “guida” professionale e di vita; nel 1929 sposa Diego Rivera – per lui è il terzo matrimonio – pur sapendo dei continui tradimenti di cui sarebbe stata vittima. Lei, dal canto suo, lo ripagherà allo stesso modo, anche con esperienze bisessuali.

In quegli anni al marito Rivera sono ordinati alcuni lavori negli USA, come il muro all’interno del Rockefeller Center di New York, o gli affreschi per la fiera internazionale di Chicago. A seguito dello scalpore suscitato dall’affresco nel Rockefeller Center, in cui un operaio è raffigurato palesemente col volto di Lenin, gli vengono revocati i mandati di tali incarichi. Nello stesso periodo in cui la coppia soggiorna a New York, Frida rimane incinta: a gravidanza inoltrata avrà un aborto spontaneo a causa dell’insufficienza del suo fisico a sopportare una gestazione. Questo accaduto la sconvolge molto tanto che decide di tornare in Messico con il marito.

I due decidono di vivere in due case separate collegate da un ponte, in modo da avere ognuno i propri spazi “artistici”. Divorziano nel 1939 a causa del tradimento di Rivera con la sorella di Frida.

Non passa molto tempo e i due si riavvicinano; si risposano nel 1940 a San Francisco. Da lui assimila uno stile intenzionalmente “naïf” che porta Frida a dipingere piccoli autoritratti stimolati all’arte popolare e ai folclori precolombiani. Il suo obiettivo è di affermare in maniera inequivocabile la propria identità messicana ricorrendo a soggetti tratti dalle civiltà native.

L’afflizione maggiore dell’artista è quella di non aver avuto figli. Dell’appassionata (e all’epoca discussa) storia d’amore con Diego Rivera è testimone un diario personale di Frida Kahlo. Le cronache dicono che abbia avuto numerosi amanti, di ambo i sessi, con personaggi di spicco che non passano inosservati come il rivoluzionario russo Lev Trotsky ed il poeta André Breton. E’ molto amica e probabilmente amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti.

La vita e le opere della pittrice messicana Frida Kahlo esercitano un grandissimo fascino artistico e un forte impatto emotivo. Per alcuni questa artista coraggiosa sarà ricordata nei tempi come la più grande pittrice del Novecento.

Tre importanti esposizioni le sono dedicate nel 1938 a New York, nel 1939 a Parigi e nel 1953 a Città del Messico. L’anno successivo a quest’ultima mostra, il 13 luglio 1954, Frida Kahlo muore nella sua città natale. La sua abitazione di Coyoacán, la “Casa Azzurra”, meta di migliaia e migliaia di visitatori, è rimasta intatta, così come volle Diego Rivera che la lasciò al Messico. E’ una casa meravigliosa, semplice e bellissima, con muri colorati, luce e sole, piena di vita e di forza interiore come fu la sua proprietaria.

Il 21 giugno 2001 viene emesso un francobollo negli Stati Uniti che riporta l’effige di Frida Kahlo (scelta da un autoritratto eseguito nel 1933), il primo francobollo che ritrae una donna ispanica.

Passeggiata sulla scogliera

Passeggiata sulla scogliera è un dipinto autografo di Monet realizzato con tecnica ad olio su tela nel 1882, misura 65 x 81 cm. ed è custodito nell’Art Institute a Chicago.

Già da molto tempo Monet si lascia guidare essenzialmente dalla sua sensibilità. Il risultato sta sotto i nostri occhi, in una composizione fresca, immediata, luminosa e profonda. L’artista la compone con tre grandi masse (cielo, mare e scogliera) nelle quali inserisce una breve sintesi compositiva: le figure sulla scogliera, le vele nel mare, le nubi nel cielo.

Le tre masse si contrappongono in un equilibrato cromatismo, nitido e luminoso sulla scogliera in un vigoroso tessuto coloristico; dilatato sul mare in una fusione di gamme chiare che, proseguendo verso la linea dell’orizzonte, diventano più confuse e più scure, mentre le piccole vele ne scandiscono la profondità come elementi dimensionali all’imponente distesa; più freddo nel cielo, dove le chiare gamme, da destra vanno digradando dolcemente verso sinistra a indicare la provenienza della luce.

Da febbraio a ottobre del 1882, anno della realizzazione dell’opera, con piccole interruzioni per recarsi all’altra sua abitazione di Poissy, l’artista si trattiene a Pourville realizzando moltissimi capolavori “lavorando come un folle” all’en plein air, interrotto soltanto dalla pioggia, dal freddo intenso, da un’influenza, dalle scarse condizioni economiche, passando da periodi di euforica felicità a momenti di nero scoraggiamento. Monet scrisse: ‘Il dubbio si sta impossessando di me: mi sembra di essere perduto, che non potrò fare più nulla”.

Claude Monet

Pittori fra i più amati di tutti i tempi per la delicatezza e l’espressività lieve dei suoi quadri, Claude Oscar Monet nasce il 14 novembre 1840 a Parigi. Artista alle prime armi, trascorre la propria fanciullezza con la famiglia a Le Havre, città che lascia all’età di quindici anni per trasferirsi a Parigi, su consiglio del pittore Boudin. La capitale francese era in effetti anche la capitale della cultura ed è naturale che lì il pittore avrebbe trovato adeguati stimoli per sviluppare le sue idee.

A Parigi si iscrive alla “Academìe Suisse” dove, oltre a rimanere colpito dalla pittura di Delacroix, Daubigny e Corot, incontra artisti specializzati in paesaggi. Insieme formano un’allegra quanto talentuosa combriccola, si scambiano idee e proposte culturali, oltre a condividere momenti di pittura “dal vero” nella foresta di Fontainbleu.

Lega in particolare con Bazille e, grazie a questi, Monet trova finalmente un atelier personale, dove elabora alcune celebri tele due delle quali vennero accettate in quello che diverrà il celeberrimo “Salon des réfusés”. Intanto esegue anche caricature, un genere di cui è sempre stato un maestro fin dalla fanciullezza, riuscendo a pubblicarne qualcuna su fogli satirici. Alla fine dell’anno torna a Le Havre, ma il 29 aprile 1861 riceve la chiamata alle armi da cui non può esimersi.

Nel 1862 lavora con Bourdin e conosce Jongkind. In autunno è di nuovo a Parigi: entra nello studio di Gleyre e incontra Renoir e Sisley, oltre a ritrovare Bazille. Appartengono a questi anni alcuni paesaggi dei dintorni di Honfleur. Nel 1867 dipinge “Donne in giardino”, tappa fondamentale nelle ricerche impressioniste. Da questo momento in poi diviene costante nella sua arte, l’impegno di identificare pittura e natura, immagine e forma, e di cogliere attimo per attimo la realtà.

Nelle opere del decennio ’70-’80 sono espresse le concezioni impressioniste. Ad esempio “La colazione”, “Il ponte di Argantuil” e il celebre “Impression, soleil levant”, estremamente importante perchè è da esso che prenderà il nome il gruppo degli impressionisti.

Nel 1874 si trasferisce in Olanda dove realizza vedute e paesaggi di Amsterdam. Alla mostra degli impressionisti dello stesso anno Claude Monet presenta sette pastelli e cinque dipinti tra cui “Campo di papaveri”.

Dopo dieci anni presenta alla terza mostra dei Les XX di Bruxelles dieci nuovi lavori. Le opere vengono esposte anche in America ed ottengono enorme successo. Ad aprile torna in Olanda a dipingere; Qui inizia la serie degli “stagni”. La sua reputazione internazionale cresce: espone ancora a Parigi, San Pietroburgo, Mosca, New York, Dresda e Boston.

Nel 1911 gli viene diagnosticata una doppia cataratta, ma l’operazione agli occhi viene rimandata. I problemi agli occhi si aggravano di anno in anno. Si ammala di tumore al polmone nel 1926. Morirà il 5 dicembre dello stesso anno a Giverny.

Notte stellata

La Notte stellata è un olio su tela (73,7 cm × 92,1 cm) di Vincent van Gogh, databile al giugno del 1889 e conservato nel Museum of Modern Art di New York.

Vera e propria icona della pittura occidentale, il dipinto raffigura un paesaggio notturno di Saint-Rémy-de-Provence, poco prima del sorgere del sole.

Sin dal suo arrivo ad Arles, nel 1888, la rappresentazione degli “effetti di notte” diventa una preoccupazione costante per Van Gogh. Nel periodo di ricovero in manicomio l’artista realizza Notte stellata, opera che si coglie con immediatezza, apparentemente semplice, ma di natura molto complessa.

In primo piano l’artista ha dipinto un alto cipresso scuro. In una piccola valle è situato un paesino, simile a un villaggio olandese in cui era nato, dominato dalla cuspide di un campanile. Sullo sfondo, alte colline tagliano la tela diagonalmente, così che la maggior parte della superficie pittorica è occupata dalla falce di luna e dal vasto cielo stellato.

Nel periodo di realizzazione di questa tela, i quadri di Van Gogh si caricano di significati simbolici: il cipresso rappresenta quasi l’aspirazione all’infinito, la forza della pace cercata, specchio dell’anima del pittore; il paesaggio, a prima vista idilliaco e riconciliante, manifesta invece la personalità tormentata di Van Gogh. Le colline, trattate con linee ondulate e parallele, sembrano minacciose acque ribollenti, mentre il cielo vorticoso, con stelle più o meno splendenti, pare percorso da pericolose palle di fuoco trascinate dalla corrente dello spazio. Questo effetto è dato dall’artista grazie alla particolare tecnica pittorica: il colore, di consistenza molto fluida, è steso con uno spessore minimo, a piccoli tocchi ravvicinati, lasciando a tratti piccoli spazi vuoti, dai quali si intravede anche la trama della tela sottostante che, in corrispondenza delle stelle, ne simula il tremolio.

Vincent Van Gogh

Vincent Willem Van Gogh è stato un pittore olandese.

Autore di quasi 900 dipinti e più di mille disegni, senza contare i numerosi schizzi non portati a termine e tanti appunti destinati probabilmente all’imitazione di disegni artistici di provenienza giapponese. Tanto geniale quanto incompreso in vita, van Gogh influenzò profondamente l’arte del XX secolo. Dopo aver trascorso molti anni soffrendo di frequenti disturbi mentali, morì all’età di 37 anni per una ferita da arma da fuoco, molto probabilmente auto-inflitta. In quell’epoca i suoi lavori non erano molto conosciuti né tantomeno apprezzati.

Van Gogh iniziò a disegnare da bambino, nonostante le continue pressioni del padre, pastore protestante che continuò ad impartirgli delle norme severe. Continuò comunque a disegnare finché non decise di diventare un pittore vero e proprio. Iniziò a dipingere tardi, all’età di ventisette anni, realizzando molte delle sue opere più note nel corso degli ultimi due anni di vita. I suoi soggetti consistevano in autoritratti, paesaggi, nature morte di fiori, dipinti con cipressi, rappresentazione di campi di grano e girasoli. La sua formazione si deve all’esempio del realismo paesaggistico dei pittori di Barbizon e del messaggio etico e sociale di Jean-François Millet.

Van Gogh in età adulta lavorò per una ditta di mercanti d’arte, viaggiò tra L’Aia, Londra e Parigi. Per breve tempo si dedicò anche all’insegnamento; una delle sue aspirazioni iniziali fu quella di diventare un pastore e dal 1879 lavorò come missionario in una regione mineraria del Belgio, dove ritrasse persone della comunità locale. Nel 1885, dipinse la sua prima grande opera: I mangiatori di patate. La sua tavolozza, al momento costituita principalmente da cupi toni della terra, non mostra ancora nessun segno della colorazione viva che contraddistinguerà le sue successive opere. Nel marzo del 1886, si trasferì a Parigi dove scoprì gli impressionisti francesi. Più tardi, spostatosi nella Francia del sud, i suoi lavori furono influenzati dalla forte luce del sole che vi trovò.

 

 

Benvenuti

Cari amanti dell’arte,

è con immenso piacere che vi presentiamo il nostro sito dedicato a tutti quelli che, come noi, amano la bellezza. In realtà, non è così scontato capirla ma, noi sappiamo che, voi ne siete capaci. Queste parole sono per quelle persone capaci di commuoversi guardando un dipinto, quelli che ancora sanno emozionarsi davanti alla maestosità dei quadri, quelli che sono così sensibili da saper rivedere sé stessi e il pittore in un’opera.

Oscar Wild diceva: “Si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può vivere”… e quanta ragione aveva? La vita senza arte è un po’ come una macchina senza motore: inutile. Fortunatamente però, questa realtà, per ora, è lontanissima; e sapete perché? Perché ci sono ancora persone come voi, con la passione nelle vene. 

Non vogliamo dilungarci troppo, anche perché il nostro scopo è proprio quello di condividere un’amore con voi, per cui, concludiamo con un invito: amate quello che fate e non abbiate paura di mostrarlo al mondo; se siete artisti e amate dipingere, non fatevi problemi ad inviarci i vostri schizzi, saremo più che lieti di creare la vostra pagina personale e di far vedere al mondo il vostro talento. 

“L’Arte è figlia della libertà”.

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